Il prezzo del metallo giallo è favorito da una Fed che non avrà bisogno di rimanere super-aggressiva. Target intermedio a 1.740 dollari. In rialzo anche l’argento, il palladio e il platino | Per Ubs l’oro scenderà a 1.500 dollari
L’oro sale ai massimi da tre settimane mentre il dollaro e i rendimenti si ritirano. I prezzi del metallo giallo rivedono e superano la soglia di 1.700 dollari l’oncia (+0,85% a 1.716 dollari dopo aver toccato il massimo dal 13 settembre a 1.719,55) con gli investitori convinti che il dato sull’indice Ism manifatturiero statunitense debole (si è attestato a 50,9 punti a settembre, in calo rispetto ai 52,8 di agosto e al di sotto della stima del consenso degli economisti a 52,8 punti) suggerisca che la Fed non avrà bisogno di rimanere super-aggressiva con l’inasprimento della politica monetaria.
Oro favorito da una Fed che non avrà bisogno di rimanere super-aggressiva
Con il nuovo mese di ottobre i rendimenti dei Treasury 10 anni scendono al 3,585% (dal 4,05% della scorsa settimana), allontanandosi da massimi pluriennali, “il che è un’ottima notizia per il metallo prezioso. Le pressioni al ribasso sull’inflazione stanno aumentando e questo dovrebbe far sì che i rendimenti dei Treasury siano per ora al top”, ha affermato Edward Moya, analista di Oanda, ritenendo che, se lo slancio rialzista rimane forte, i prezzi potrebbero facilmente fare una corsa verso quota 1.740 dollari l’oncia.
A contribuire al rimbalzo dell’oro anche il ridimensionamento del dollaro Usa. “L’indebolimento dell’indice del dollaro e le preoccupazioni per una recessione negli Stati Uniti e in Europa stanno riportando l’interesse verso l’oro”, ha dichiarato Sugandha Sachdeva, vicepresidente della ricerca sulle materie prime e sulle valute presso Religare Broking, aggiungendo che anche i nuovi flussi negli Etf quotati in borsa sull’oro mostrano una rinnovata fiducia. SPDR Gold Trust, il più grande Etf al mondo basato sull’oro, ha registrato lunedì 3 ottobre il più grande afflusso in un giorno da giugno.
Websim ha osservato che negli ultimi due anni circa l’oro si è mosso lateralmente, nel range compreso tra il picco record in area 2.072 dollari e il robusto sostegno statico in area 1.700/1.675 dollari. Fino a pochi giorni fa questi livelli hanno fatto sistematicamente scattare movimenti in controtendenza, ma il cedimento di 1.675 dollari ha alterato lo scenario, portando il trend in territorio “orso” con obiettivi teorici anche intorno a 1.437 dollari. La ripartenza degli ultimi giorni ha fornito un primo segnale di riequilibrio grazie al ritorno sopra 1.675 dollari. “Segnali di spinta arriverebbero con una chiusura convinta sopra 1.700 dollari”, ha aggiunto Websim. “L’area a 1.640 dollari si è dimostrata un ottimo supporto per comprare oro sulla debolezza in ottica di diversificazione con un target a 1.800 dollari”.
Un rimbalzo contagioso
Anche il prezzo dell’argento sale dell’1,74% a 20,94 dollari l’oncia, dopo aver toccato il massimo da giugno. Il palladio registra una crescita del 4,2% a 2.294 dollari, mentre il platino sale dell’1,2% a 912,85 dollari. (riproduzione riservata)
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