di Paola Valentini

Dopo un 2022 in cui il prezzo è stato altalenante per via del rialzo dei tassi, l’investment bank ritiene che il recente aumento dei prezzi continuerà anche l’anno prossimo grazie allo stop degli aumenti del costo del denaro da parte della Fed | Oro: recuperata la soglia chiave a 1.675-1.680 dollari | Oro, record di acquisti delle banche centrali

In questa ultima parte del 2022 il prezzo dell’oro ha rialzato la testa. E dai minimi di 1.630 dollari toccati il 3 novembre dopo i massimi di oltre 1.980 dollari di inizio marzo quando è scoppiata la guerra in Ucraina, il metallo giallo ha superato in due settimane quota 1.780 dollari, tornando vicino a 1.800 dollari anche se da inizio anno resta in ribasso del 4%. “L’oro sta lottando per fare il prossimo passo verso l’alto. Non è troppo sorprendente se si considera che questo è stato un importante livello di supporto da gennaio a luglio. Ciò che è incoraggiante è che non sta mostrando segni di rallentamento. I rimbalzi sono stati minimi e la pressione rimane verso l’alto. Una rottura di 1.780 dollari potrebbe essere il catalizzatore di un altro picco e sciogliere i dubbi sulla sostenibilità del rally”, afferma Craig Erlam, analista di mercato senior, Regno Unito e Emea di Oanda. E’ stato quindi un anno di saliscendi per le quotazioni dell’oro senza un andamento preciso. Ora ci si chiede se dopo la frenata dell’inflazione Usa, come emerso giovedì 10 novembre, che ha aperto le speculazioni su un possibile cambio di marcia della Fed sui tassi, la fase rialzista appena iniziata possa continuare anche nel 2023, anno che per diversi analisti sarà di stagflazione.

Il legame con i tassi

“Gli investitori hanno avuto sentimenti contrastanti nei confronti dell’oro nel 2022”, spiega Ubs per via di forze opposte: da una parte l’aumento dei tassi reali e un dollaro forte, due elementi ribassisti, e dall’altra un’inflazione elevata e alta incertezza macro, fattori rialzisti. Secondo Ubs nel 2023 le forze ribassiste verranno meno e “crediamo che sarà l’anno dell’oro per due motivi. In primo luogo, in un contesto di tassi in calo, l’oro tende a salire di circa il 19% per ogni 100 punti base calo dei tassi reali anche se c’è da tenere in conto l’effetto della domanda fisica”. Le stime di Ubs indicano una quotazione di 1.800 dollari nel primo trimestre 2023, di 1.825 dollari nel secondo, di 1.875 nel terzo e di 1.900 dollari a fine 2023.

Nel breve più incertezza

Dato che Ubs prevede che i Fed funds saranno probabilmente tagliati di 175 punti base nel secondo semestre 2023,  “riteniamo che l’oro dovrebbe trarne vantaggio e quindi tenere una posizione lunga sull’oro offrirebbe un vantaggio
rischio-rendimento al termine del ciclo di inasprimento”. Ma nel breve termine la cautela è d’obbligo. “Con la Fed che dovrebbe ancora inasprire la politica monetaria nel primo trimestre 2023, non possiamo escludere fattori contrari nei prossimi mesi. Il tentativo di scegliere il momento giusto per entrare è sempre complicato. Detto questo, pensiamo che qualsiasi debolezza dell’oro nei prossimi mesi dovrebbe offrire opportunità per posizionarsi in vista di un aumento alta dei prezzi nel corso di 2023, quando la Fed interromperà l’inasprimento e alla fine passerà a un atteggiamento più accomodante”, spuiega Ubs.

L’andamento dei tassi

L’investment bank ritiene che la Fed inizi a tagliare i tassi ufficiali nel secondo trimestre del 2023, dopo lo stop al ciclo rialzista a febbraio. “Questo sarebbe simile ai periodi precedenti negli anni ’80 e metà degli anni ’90, quando il

la Fed ha tagliato i tassi ufficiali 1-2 trimestri dopo l’ultimo rialzo dei tassi. Durante questi periodi, la perdita mediana dell’oro nel primo trimestre dopo l’ultimo rialzo dei tassi è stata di circa -2,6%; ma i prezzi alla fine sono rimbalzati di circa il 5% nei due trimestri successivi, ma mano che la Fed ha ricominciato a tagliare i tassi ufficiali”. Sulla stessa lungheaa d’onda Ned Naylor-Leyland, head of strategy, gold and silver, di Jupiter Am: “Una svolta accomodante delle banche centrali potrebbe innescare un rally dei prezzi dell’oro e dell’argento. La storia mostra che il momento migliore per comprare oro è quando le banche centrali sono sul punto di abbassare i tassi dopo un periodo di politica da falco”. Secondo l’esperto di Jupiter in questa ipotesi “l’oro tornerebbe probabilmente a salire verso il picco di 2.050 dollari toccato a marzo. Lo stesso livello è stato toccato nel 1980, nel 2011 e nel 2020 su base corretta per l’inflazione. Dato che il tempo necessario per raggiungere il picco ogni volta si è ridotto nel corso degli anni e che siamo relativamente vicini a quel livello, l’oro potrebbe sorprendere il mercato ed essere pronto a raggiungere nuovi massimi nei prossimi mesi”.

I tre fattori strutturali

Oltre al movimento dei tassi Usa, Ubs segnala tre motivi strutturali a favore dell’oro: gli investitori a lungo termine e le banche centrali stanno gradualmente costruendo allocazioni di oro. Le banche centrali in particolare sono state nette acquirenti di oro da più di un decennio, in una tendenza più ampia di diversificazione delle riserve denominate in dollari. Quest’anno, la guerra Russia-Ucraina e le relative sanzioni hanno rafforzato tale tema. Al terzo trimestre gli acquisti netti delle banche centrali sono già superiori ai massimi dell’intero anno precedente. In secondo luogo la proporzione delle disponibilità in oro rispetto alle attività complessive detenute da parte degli investitori istituzionali rimane bassa, a nostro avviso”. Terzo punto: “anche la forte domanda fisica è stata un fattore chiave che ha influenzato la relazione tra oro e tassi reali. Principali mercati dell’oro fisico sono India e Cina che hanno continuato ad acquistare grandi quantità di oro quest’anno, grazie ai prezzi più bassi sotto la pressione delle forze macro”.

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