Il metallo giallo scivola sotto i 1.850 dollari l’oncia. La propensione al rischio placa la domanda di preziosi in borsa. La sfida a lungo termine alle criptovalute

di Marzia Redaelli

L’ottimismo degli investitori spegne l’oro. Il metallo giallo scende velocemente verso i 1.800 dollari l’oncia, dopo aver toccato lo scorso agosto un massimo sopra i 2.000 dollari,

In generale, non sono giornate brillanti per i preziosi. Anche l’argento è in calo, e oscilla intorno ai 23 dollari.

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Cambi di scenario

«Questa correlazione negativa con il rischio – spiega Ricardo Evangelista, analista di ActivTrades – non è una novità per l’oro: gli operatori preferiscono investire su beni percepiti come più rischiosi ora che i vaccini sembrano offrire una soluzione al Covid-19. Il riconoscimento della vittoria di Biden da parte dei repubblicani riduce il rischio di ulteriori tensioni e rappresenta un elemento di supporto per le borse, mentre i beni rifugio come l’oro stanno soffrendo. Pertanto, abbiamo assistito a un nuovo calo del lingotto, che ora si trova in una zona di pericolo, poiché al di sotto dei 1.850 dollari scatteranno molti ordini di stop-loss e prese di profitto».

Il cambio di scenario è quello che serve agli investitori che già da tempo puntano alla ripresa economica. Nell’ultimo mese, infatti, gli indici azionari europei più esposti ai titoli ciclici sono rimbalzati per incorporare un ritorno alla crescita, mentre quelli di New York e i cinesi viaggiano in positivo già da inizio anno, soprattutto grazie alla spinta delle azioni tecnologiche, favorite durante il lockdown (sia il Nasdaq sia Shenzen guadagnano oltre il 30% da gennaio).

L’incertezza resta

Un altro giro di volta, però, potrebbe essere dietro l’angolo, perché i mercati ci stanno abituando a rapidi dietrofront. L’abbondante liquidità delle banche centrali e le misure espansive dei Governi hanno sbilanciato i portafogli sul risk-on, sulle prospettive dell’aumento del Pil, ma l’incertezza non è svanita, sia per la cura del Covid, sia per i tempi e la reale fattibilità del piano di aiuti promesso da Biden.

Qualche spia del timore resta: lo Yen perde solo qualche colpo e tiene i livelli recenti raggiunti con la fuga nei porti sicuri e sul Franco svizzero non manca la domanda (sebbene anche grazie al controllo della valuta elvetica da parte della banca centrale della Confederazione).

Il supporto della liquidità

A dicembre sono attesi ampliamenti dell’espansione monetaria, sia da parte della Banca centrale europea, sia della Federal Reserve Usa; a tutto vantaggio dell’oro che non soffre – a differenza dell’investimento obbligazionario – dell’erosione da rendimenti negativi.

«Bisogna tenere a mente – conclude Evangelista – che le banche centrali saranno comunque costrette a stampare un’enorme quantità di denaro e questo potrebbe rinnovare l’interesse degli investitori nell’oro nel prossimo futuro».

Criptovalute, la sfida del futuro

A minacciare l’oro non saranno neppure le criptovalute, per come si evolvono. Secondo Giuseppe Sersale di Anthilia Capital Partners, la caratteristica peculiare dell’oro di fungere da riserva di valore sta venendo messa in crisi apparentemente dal rally del Bitcoin, che gli sottrae domanda e lo starebbe parzialmente soppiantando nei portafogli, in ottica di diversificazione. «Penso però sia un fenomeno passeggero – afferma Sersale -. L’oro ha un’offerta tendenzialmente rigida (e qualche utilizzo industriale), mentre quella delle criptovalute può essere resa flessibile grazie all’aumento del loro numero. E sono davvero troppo volatili per fungere stabilmente da riserva di valore, a mio modo di vedere»

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