Barrick Gold, Agnico Eagle Mines e Sibanye Stillwater hanno registrato un rally grazie alla corsa del metallo giallo, salito ai massimi storici in estate. Adesso però il vaccino anti-Covid potrebbe rappresentare un ritorno alla normalità

di Marco Capponi 18/11/2020 15:56

Nonostante il Covid-19 abbia avuto un impatto negativo su tutto il comparto minerario, il 2020 è stato un anno d’oro, in tutti i sensi, per gli estrattori del prezioso lingotto. Secondo quanto riportato dal blog AksjeBloggen.com, la capitalizzazione di mercato dei tre colossi del comparto, vale a dire Barrick Gold, Agnico Eagle Mines e Sibanye Stillwater, è cresciuta del 36%, raggiungendo alla fine della scorsa settimana i 73,8 miliardi di dollari.

A beneficiare delle performance, in decisa controtendenza rispetto al settore estrattivo nel suo complesso, sono stati non a caso quei titoli che si occupano del metallo giallo, che ha vissuto, soprattutto nel secondo trimestre, un rally da record, fino ai massimi storici di agosto (circa 2.070 dollari l’oncia), grazie alla sua natura di bene rifugio in contesti di mercato volatili e alla debolezza del dollaro americano. Da inizio anno la domanda di oro è cresciuta del 60% su base annua.

Oggi il lingotto scambia comunque su livelli elevati, intorno ai 1.875 dollari, anche se lo sviluppo di una potenziale cura anti-Covid ha fatto crollare a picco i titoli degli estrattori (lunedì 9 novembre le azioni delle tre big del comparto hanno messo a segno performance negative tra il 7% e il 10%), in vista di un ritorno alla normalità pre-pandemica, di cui il lingotto sarebbe il più illustre degli sconfitti.

Alla fine del 2019 la capitalizzazione dei tre giganti era di 54,3 miliardi, per poi crollare a 45 miliardi a marzo, in coincidenza con le giornate più turbolente sui mercati azionari in seguito alla pandemia. Secondo gli analisti, per fine anno i titoli auriferi potrebbero subire un ulteriore ribasso a causa degli sviluppi sul fronte della cura, ma se anche venisse confermato il trend della scorsa settimana (capitalizzazione in calo a 73,8 miliardi dai 77 di fine settembre), la crescita sarebbe comunque di 20 miliardi rispetto alla fine dello scorso anno. (riproduzione riservata)

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