Secondo Activtrades e Lombard Odier l’oro è forte nel breve periodo per la situazione geopolitica e l’inflazione, ma si prevede un ritracciamento dovuto all’aumento dei tassi. Lombard Odier riduce l’esposizione e punta sui metalli industriali di Andrea Baiocco 14/02/2022
L’oro, bene rifugio per eccellenza, è ancora tonico oggi, in rialzo dello 0,67% a 1.854,40 dollari l’oncia, come l’argento (+1,43% a 23,703 dollari), complici le tensioni geopolitiche in Ucraina. Dall’analisi effettuata da Activtrades, il metallo prezioso rimane non lontano dai massimi di metà ottobre a 1.857,40 dollari l’oncia raggiunti nella seduta precedente, date le continue tensioni geopolitiche e l’imminenza dell’invasione russa dell’Ucraina secondo le autorità occidentali.
Gli analisti di Activtrades notano, tuttavia, che i guadagni dell’oro sarebbero limitati dalla minaccia dell’inflazione e dal ritmo e le tempistiche della stretta monetaria della Fed: “gli investitori restano attenti alla possibilità che la Fed aumenti i tassi più rapidamente e con maggior frequenza di quanto previsto in precedenza. In tale contesto, il dollaro continua a guadagnare terreno sulle altre principali valute, limitando i guadagni dell’oro a causa della correlazione inversa tra i due asset”.
Dello stesso avviso gli esperti del broker Kinesis Money, che sottolineano che “non è stato una sorpresa vedere l’oro al suo massimo da tre mesi venerdì pomeriggio. Dopo le crescenti tensioni tra Russia e Ucraina i lingotti hanno superato bruscamente il livello di resistenza a 1.835 dollari l’oncia, accelerando a 1.860 dollari. Oggi si mantiene ancora saldamente sopra 1.850 dollari, mentre gli investitori cercano ancora maggior chiarezza sulla situazione in Ucraina”.
Kinesis ha aggiunto che l’aumento al di sopra della zona di resistenza a 1.835 dollari potrebbe essere visto come un “segnale rialzista, con la resilienza mostrata la settimana scorsa nonostante i dati sull’inflazione negli Usa. Dopo il balzo di venerdì pomeriggio, l’oro oggi viene scambiato con una volatilità inferiore. Le prime zone di supporto sono a 1.850 e a 1.835 dollari, mentre i massimi di novembre a 1.875-1.880 dollari rappresentano una chiara resistenza”.
Per Lombard Odier i tassi reali più alti e il dollaro in rafforzamento saranno i principali driver del prezzo dell’oro quest’anno. “Nel breve termine l’alta inflazione e la prospettiva di un rialzo dei tassi negli Usa supporteranno l’oro. Tuttavia, ci aspettiamo che le pressioni che hanno portato l’inflazione ai picchi recenti diminuiscano nel corso di quest’anno, portando l’aumento del livello dei prezzi tra il 2,5% e il 3% negli Stati Uniti.”
Gli analisti di Lombard Odier si aspettano, quindi, “un oro volatile, che comincerà a scendere a 1.600 dollari all’oncia non appena l’impennata dei tassi della Fed si abbasserà. Di conseguenza i livelli attuali sembrano alti e rappresentano un’opportunità per ridurre la posizione sull’oro, persino nel nostro portafoglio sottopesato sul metallo prezioso. Piuttosto, per gestire al meglio il rischio di inflazione, manteniamo la nostra preferenza su ampi indici di materie prime, attraverso un’esposizione su un vasto paniere di metalli industriali come il rame, lo zinco, l’alluminio e il nickel”. (riproduzione riservata)
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