Due shock spiegano l’attuale trend piatto del lingotto. C’è poi l’effetto del renminbi e del dollaro. Una risalita in ritardo | L’oro scende ai minimi da febbraio

L’oro è stato colpito da uno “shock ricchezza” e da uno “shock paura”. Mentre la maggior parte degli operatori del mercato riconosce la debolezza degli investimenti nel lingotto dovuta a tassi di interesse americani più elevati, gli analisti di Goldman Sachs ritengono che il sell-off sul metallo giallo di questo trimestre sia correlato a un renminbi più debole influenzato a sua volta dalle misure di lockdown imposte all’economica del Dragone. Anche le altre valute dei mercati emergenti sono sotto pressione un po’ per la crisi alimentare ed energetica e un po’ per l’incremento dei tassi negli Stati Uniti. “Nel complesso, il secondo trimestre ha visto la contrazione più marcata per l’economia dei mercati emergenti dallo scoppio della pandemia del 2020” riferiscono gli analisti, aggiungendo che l’effetto negativo sull’oro è stato amplificato da una liquidazione di futures a breve termine e di etf, maggiormente esposti alle fluttuazioni del dollaro. Lo scenario muta però quando sul trend dei tassi reali pesa la “paura” di una recessione nei mercati sviluppati, che “è uno scenario ideale per chi vuole investire in oro, a nostro avviso”.

Due forze in azione

“Ci aspettiamo che l’oro salga a 2.500 dollari entro la fine di quest’anno”, prevedono a Goldman Sachs. In particolare, “riteniamo che 150 dollari di tale incremento siano da ricondurre all’effetto ricchezza, 400 dollari all’effetto paura e 150 dollari alla maggior domanda delle Banche centrali”. La paura degli investitori ha portato a un incremento di quasi 200 tonnellate degli acquisti di oro tramite etf. Nel primo trimestre l’aumento della domanda della Banca centrale russa è stato di 85 tonnellate, leggermente al di sotto del dato dello scorso anno pari a 117 tonnellate.

Contestualmente, gli esperti riconoscono che c’è poca trasparenza sugli acquisti di Mosca. Tuttavia, il potere di acquisto del pil dei mercati emergenti nel secondo trimestre è calato di quasi il 10%. “Le 200 tonnellate di acquisti tramite etf e lo shock del 10% si compensano nel nostro modello e questo spiega perché l’oro ha avuto un trend piatto da inizio anno”, aggiungono gli analisti di Goldman Sachs.

Le ultime decisioni delle Banche centrali stanno alimentando i timori degli investitori facendoli optare sull’investimento in oro. Altri rialzi dei tassi durante l’estate comporterebbero un ulteriore inasprimento delle condizioni finanziarie e maggiori pressioni sulla crescita statunitense. In sostanza, “noi crediamo che uno scenario rialzista dell’oro sia stato semplicemente ritardato piuttosto che deragliato. Manteniamo, quindi, la nostra previsione al rialzo sulla materia prima ma prevediamo un ritardo nell’aumento del prezzo. Rivediamo le nostre stime a 3, 6 e 12 mesi a 2.100, 2.300 dollari e 2.500 dollari l’oncia, da 2.300, 2.500 e 2.500 dollari l’oncia”, indicano gli esperti di Goldman Sachs.

Il renminbi funge da proxy in termini di “effetto ricchezza” sull’oro. I lockdown cinesi hanno avuto un notevole impatto sulla domanda spot di oro, con le vendite di gioielli del Paese scese del 30% su base annua ad aprile. Inoltre, la Banca centrale cinese ha consentito un deprezzamento della valuta per alleggerire le condizioni finanziarie. Con la caduta del renminbi, il lingotto è andato ancora più giù. Gli economisti hanno abbassato la previsione sul pil cinese per il 2022 al 4% dal 4,3% e si aspettano una ripresa della crescita nella seconda metà dell’anno guidata anche da una migliore gestione dei focolai da Covid.

Un dollaro più forte, invece, danneggia l’oro riducendo il potere d’acquisto dei suoi consumatori. La quota del Dragone sugli acquisti globali al dettaglio della materia prima è del 33% e la quota di consumatori asiatici, le cui valute sono influenzate dal renminbi, è quasi il 70%. Da Goldman Sachs rilevano anche un’elevata sensibilità dell’oro al baht thailandese: “tale valuta funge da proxy per la domanda complessiva nella regione dell’Asean (Associazione delle Nazioni del Sud-Est asiatico)”, spiegano a Goldman Sachs.

Nei periodi di forte apprezzamento del dollaro, il lingotto inizialmente segue un trend al ribasso per poi rimbalzare anche se la divisa americana rimane forte. Questo dimostra che con uno “shock ricchezza” è in genere un buon momento per acquistare oro per gli investitori di medio termine in quanto il prezzo sottostima il valore dell’asset. Nel momento in cui i consumatori smettono di investire in oro optando per una maggior liquidità, la minor domanda che ne consegue di rado è strutturale: “in altre parole, non crediamo che la debolezza dell’oro cinese di aprile sia la nuova normalità”.

Uno scenario simile a quello del 2018

Gli analisti ritengono che la crescente paura tra gli investitori farà salire l’oro proprio come accaduto nel 2018-2019, infatti le attuali dinamiche di mercato assomigliano a quelle di quattro anni fa, in cui il primo semestre vide una forte svendita del lingotto guidata dallo shock della guerra commerciale Usa-Cina e del picco dei prezzi dell’energia. Durante quel sell-off, il bene rifugio si è mosso in linea con il ribasso del renminbi. Nella seconda parte dell’anno, invece, il focus si è spostato sul rallentamento della crescita degli Usa, sulla politica da falco della Fed e sui minor rischi di guerra commerciale: scenario che ha portato il lingotto a un rimbalzo fino a raggiungere nuovi massimi all’inizio del 2019. “Ci aspettiamo un trend simile questa volta in vista di un periodo di sostanziale debolezza della crescita statunitense nel 2023”, continuano a Goldman Sachs.

Gli acquisti delle Banche centrali

La domanda delle banche centrali è ancora sulla buona strada per raggiungere l’obiettivo di 750 tonnellate di oro quest’anno. Nel primo trimestre la domanda è stata stimata in 84 tonnellate dal World Gold Council (WGC), ma senza considerare gli acquisti russi. Tale performance è stata influenzata negativamente dal dollaro, la cui forza influisce sulla domanda delle Banche centrali dei mercati emergenti che valutano la portata degli acquisti in relazione al supporto necessario da dare alle loro valute. Per esempio, da inizio anno la Banca centrale indiana ha dovuto attingere alle sue riserve per difendere la sua divisa da un deprezzamento.

Quest’anno Goldman Sachs si aspetta che Mosca acquisisca, circa 300 tonnellate, mentre le altre autorità centrali ne acquisteranno circa 450 tonnellate o addirittura 117 tonnellate per trimestre. Secondo un sondaggio del World Gold Council sempre più autorità centrali prevedono di aumentare le loro disponibilità di oro nei successivi 12 mesi. Al momento la Russia si trova a fare i conti con una situazione di surplus di dollari e, date le scarse chance di investimenti in attività estere, l’acquisto di oro entro i confini nazionali sembra l’unica opzione per prevenire una forza sproporzionata del rublo. La Cina, invec,  comunica a distanza di anni il livello delle sue attività di acquisto di oro: in questo caso la correlazione tra la materia prima e l’oro comporterebbe che il peso del Dragone sulla domanda globale sia decisamente maggiore. Il lockdown imposto a Shanghai ha comportato uno shock che, a detta degli analisti, ha toccato il picco e la domanda di oro dovrebbe rimbalzare nei mercati emergenti nella seconda metà dell’anno. “Riteniamo che le previsioni della nostra banca centrale sull’oro nel 2022 siano ancora valide, a condizione che il dollaro rimanga stabile”. (riproduzione riservata)

di Antonella Ladisi

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