Fineco minaccia di chiudere il conto a chi ha più di 100mila euro senza investirli, mentre Bper, UniCredit, Bnl e altri “tassano” le imprese con grandi giacenze. Ecco perché i super-conti diventano un problema per le banche

di Morya Longo

«Non datemi troppi soldi!» Credevamo di averle viste tutte. Ma nell’era del Covid, dei tassi sotto zero e del record di depositi, alcune banche hanno avviato una battaglia che non avrebbero mai creduto di dover combattere: quella contro l’eccesso di liquidità sui conti correnti. C’è chi minaccia di chiudere il conto ai clienti che tengono più di 100mila euro senza fare investimenti, c’è chi impone nuove commissioni sulle grandi giacenze delle imprese, chi invece cerca di usare la persuasione e di prendere i clienti per le buone. Con varie sfumature di grigio, a seconda dei modelli di business e della clientela, varie banche hanno deciso di dichiarare guerra all’eccesso di soldi sui conti correnti. Perché quella che è sempre stata la loro primaria fonte di raccolta è diventata un costo nell’era dei tassi negativi. Per loro. E per i risparmiatori.

Investite o vi chiudiamo il conto

Il caso più eclatante è quello di Fineco Bank. In questi giorni ha spedito una lettera ai clienti per informarli di una novità. D’ora in avanti la banca avrà la facoltà di chiudere un conto corrente, con un preavviso, se sussistono tre condizioni: sul conto ci devono essere più di 100mila euro, il cliente non deve avere alcuna forma di finanziamento e non deve avere nessun tipo di investimento. Come dire: caro cliente, o investi i tuoi soldi oppure noi ti chiudiamo il super-conto. Fineco assicura che non sarà brutale e non farà nulla senza avere prima avvisato gli interessati (che comunque sono solo qualche migliaio): l’obiettivo – spiegano dalla banca – non è di chiudere i conti ma di indurre i risparmiatori a investire. In ogni caso un tabù è stato infranto.

Troppa liquidità? Arriva la super commissione

Misure meno drastiche, e solo indirizzate alle imprese, sono state prese da altre banche. Per disincentivare giacenze over-size, Bper Banca dal 5 febbraio 2021 sui conti correnti di nuova apertura superiori ai 100mila euro applicherà una nuovissima «commissione di liquidità rilevante». Novità che riguarda – bene inteso – solo i clienti «non consumatori»: partite iva e imprese. UniCredit fa più o meno la stessa cosa per i nuovi conti aperti dopo il primo marzo 2021 dalle imprese: oltre i 100mila euro applicherà una «commissione di giacenza». Soglie più alte per Bnl: l’istituto addebita un costo di mille euro al trimestre per i conti delle imprese che hanno una giacenza media superiore al milione. Banco Bpm non si è ancora mossa, ma ci sta pensando: «Per quanto riguarda il mondo delle imprese – spiegano dall’istituto -, la banca sta valutando la possibilità che vengano applicate delle commissioni proporzionate alle giacenze».

Per la clientela retail, invece, l’orientamento comune (escludendo Fineco) è di giocare solo sulla persuasione. Bnl la chiama «gestione attiva della clientela»: proporre soluzioni più remunerative rispetto al conto corrente. UniCredit dice di voler offrire «ai clienti, retail e imprese, soluzioni alternative ai depositi come ad esempio investimenti in fondi di mercato monetario senza commissioni e obiettivi di performance in territorio positivo». Idem Banco Bpm: «La banca è attenta nel proporre ai clienti soluzioni di investimento ed accumulo, in particolare di risparmio gestito».

Il paradosso dei depositi

Il punto è che i 1.745 miliardi di euro oggi depositati nelle banche da famiglie e imprese italiane (record storico, con un aumento di quasi 200 miliardi in un anno) sono diventati un problema. Sembra paradossale, ma è così. Per le banche innanzitutto. Lo spiega bene Fineco nella sua lettera: a causa dei tassi di mercato negativi, un conto di 100mila euro costa alla banca per la gestione della liquidità 24,5 euro al trimestre in più rispetto a fine 2019. Dato che in Italia non è possibile applicare tassi negativi sui conti correnti (cosa invece che hanno fatto altri Paesi europei), alcune banche si stanno dunque ingegnando con metodi alternativi per cercare di evitare questo costo.

Del resto anche per il cliente tenere troppi soldi depositati a tasso zero non è un grande affare: è vero che in tempi di Covid l’incertezza è forte e che i mercati finanziari hanno una rischiosità ben maggiore, ma è anche vero che troppi soldi sul conto non fanno altro che essere erosi da un’inflazione che – secondo le previsioni – inizierà ad arrivare. Un ragionamento, anche dal loro punto di vista, è dunque utile farlo.

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