Il balzo del carovita a ottobre al 6,2% su base annua e allo 0,9% su base mensile ha riguardato un’ampia gamma di beni e servizi, non solo quelli energetici. Pimco prevede che la Fed alzi i tassi due volte nel 2022, con altri tre o quattro incrementi nel 2023. Secondo Ebury, un orientamento monetario più stringente del previsto a Eccles Building dovrebbe mantenere il cambio euro-dollaro sotto 1,15

di Roberto Italia 12/11/2021 17:18

La corsa dell’inflazione spinge la Fed ad accelerare sui tassi

La corsa dell’inflazione spinge la Fed ad accelerare sui tassi

L’accelerata dell’inflazione Cpi negli Stati Uniti a ottobre al 6,2% su base annua (tasso core al 4,6%) ha colto tutti di sorpresa, facendo tornare alla mente i vecchi spettri degli anni Settanta. La situazione non è ancora a quel punto. Tuttavia, le cifre pubblicate mercoledì 10 non si vedevano a Washington dal 1990. La lettura dell’inflazione è stata elevata anche su base mensile, pari allo 0,9%

I dati hanno mostrato che la fiammata ha riguardato un’ampia gamma di beni e servizi. In primis, il costo del carburante è balzato del 12,3% su base mensile (addirittura +59,1% su base annua). I prezzi dei beni al dettaglio, come mobili (+0,8 mese su mese) e articoli ricreativi (+0,4% m/m), sono aumentati più del previsto (+0,7 m/m), poiché i consumatori hanno anticipato gli acquisti per il periodo natalizio in un contesto di scorte già basse. “Sembra che le notizie riportate dai media sulla possibilità di scaffali vuoti durante la stagione dello shopping natalizio abbiano influenzato i modelli di acquisto dei consumatori”, ha dichiarato Tiffany Wilding, economista per il Nord America di Pimco. Anche i prezzi degli affitti sono cresciuti (+0,4 m/m), spinti da un’economia più forte e una disoccupazione più bassa.

Anche la domanda di automobili ha contribuito all’aumento del carovita. I prezzi delle auto usate sono rimbalzati del 2,5% m/m dopo due mesi di calo dei prezzi. Nonostante i dati dell’industria suggeriscano che le scorte dei veicoli usati abbiano recuperato più delle auto nuove, la combinazione della necessità di sostituire le auto danneggiate dall’uragano Ida con scorte di auto nuove vicino ai minimi storici ha di nuovo spinto i prezzi dell’usato. Pimco si aspetta che la scalata continui fino alla fine dell’anno, prima di diminuire l’anno prossimo. Per quanto riguarda i veicoli nuovi, l’aumento dei prezzi è stato pari all’1,4% m/m. “Tra le notizie positive, i commenti sugli utili del terzo trimestre di diverse case automobilistiche suggeriscono che il peggio potrebbe essere passato circa i problemi di fornitura di semiconduttori, e il graduale miglioramento delle scorte nei prossimi trimestri dovrebbe aiutare l’inflazione dei prezzi delle auto nuove a normalizzarsi nel 2022”, ha affermato Wilding.

Infine, nonostante il calo dei casi di Covid negli Stati Uniti nell’ultimo mese, i settori dei servizi sensibili alla pandemia hanno dato risultati divergenti. Come previsto, i prezzi degli hotel sono rimbalzati dopo due cali mensili consecutivi (+1,5% m/m), ma le tariffe aeree sono scese per il quarto mese di seguito (-0,7% m/m). Anche se le compagnie aeree hanno generalmente battuto le aspettative sugli utili nel terzo trimestre e si aspettano un robusto periodo delle vacanze, la debolezza dei prezzi può suggerire che un diverso mix di viaggiatori sta causando questo declino. La seconda metà dell’anno è generalmente la principale stagione per i viaggiatori per affari, che tendono a pagare tariffe più alte, e dietro a parte della debolezza potrebbero esserci i ritardi nel ritorno in ufficio a causa della variante Delta.

Un’inflazione così ad ampio raggio e intersettoriale stride con quanto è successo all’ultima riunione del Fomc, quando i policymaker della Federal Reserve hanno ribadito la posizione di questi mesi, ovvero che la fiammata sia solo transitoria. Gli investitori sono chiaramente in disaccordo con la persistente retorica di Eccles Building e hanno riprezzato aggressivamente le loro aspettative sui rialzi del fed funds rate dopo i dati di mercoledì. I mercati dei futures si aspettano ora più di 60 punti base di incremento del tasso di riferimento da qui alla fine del 2022, ovvero due rialzi completi da 25 punti base, con un 50% di probabilità che ne arrivi un terzo prima della fine dell’anno. C’è dunque un limite su quanto tempo ancora la Fed possa mantenere il suo orientamento. Già il mese prossimo la pubblicazione del documento di sintesi delle proiezioni economiche con i dot plot potrebbe presentare degli aggiustamenti. Nel tentativo di evitare un disancoraggio delle aspettative a lungo termine, “dopo quest’ultimo rapporto sull’inflazione, crediamo che la previsione media aggiornata della Fed potrebbe indicare due aumenti dei tassi nel 2022 e tre o quattro aumenti nel 2023”, ha dichiarato Wilding.

Ciò suggerisce che la Fed probabilmente inizierà la stretta monetaria subito dopo la fine degli acquisti di obbligazioni, prevista per l’estate prossima. “Per ora, ci aspettiamo che il ritmo del tapering degli acquisti di asset continui a 10 miliardi di dollari al mese per i Treasuries statunitensi e 5 miliardi di dollari al mese per i titoli garantiti da ipoteca (mbs)”, ha detto Wilding. Tuttavia, i tempi potrebbero accelerare visti i dati usciti sia sul mercato del lavoro sia sull’inflazione. Inoltre, nella riunione della scorsa settimana il presidente della Fed, Jerome Powell, ha aperto alla possibilità che la banca centrale possa aumentare il ritmo del tapering già a gennaio 2022.

Non è dunque un caso che il dollaro abbia continuato ad apprezzarsi questo mese contro quasi ogni altra valuta, con il cambio euro-biglietto verde sotto l’1,15 (oggi all’1,1445, in leggero calo), livello che non si vedeva da luglio 2020. “Qualora dovessimo vedere sempre più dissidenti all’interno del Fomc esprimere il loro sostegno a favore di un ritmo più rapido del ciclo dei rialzi, allora il dollaro è destinato a rimane ben supportato su questi livelli”, ha commentato Matthew Ryan, senior market analyst di Ebury. Al contrario, continui toni da colomba e commenti sulla transitorietà dell’elevata inflazione potrebbero pesare sul dollaro, poiché gli investitori potrebbero vedere una relazione negativa a lungo andare tra crescita dei prezzi e crescita del pil. (riproduzione riservata)

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