ASSINEWS 325 – dicembre 2020 – Autore: Michele Borsoi

Premessa
A volte sorge il dubbio per gli assicurati nella scelta tra la copertura del rischio di infortunio professionale e quello extraprofessionale. Per chi fosse difronte a questa scelta si consiglia di esaminare con attenzione cosa l’assicuratore intende per rischi extra-professionali.

Il fatto
Un operaio è assicurato presso l’INAIL per la sua attività lavorativa svolta alle dipendenze di una società edile, mentre con un’impresa di assicurazione privata ha stipulato una polizza contro il rischio di infortunio extraprofessionale. Una domenica, invitato dal vicino, lo aiuta a riparare il tetto, mette un piede in fallo e precipita al suolo rimanendo purtroppo invalido in maniera permanente nella misura del 50% per la perdita di parte della capacità motoria delle gambe.

Domande
a) Sarà indennizzato dalla sua polizza di assicurazione privata in quanto l’infortunio è occorso fuori dall’orario di lavoro?
b) Sarà indennizzato dall’INAIL?
c) Non sarà indennizzato in nessuno dei due casi?

L’INAIL indennizza solo gli infortuni occorsi durante la sola attività professionale e, quindi, la risposta b) è sicuramente errata. Proseguiamo nella analisi del caso per esaminare le restanti domande.

Si è portato il caso di una di riparazione del tetto:
• di che portata?
• qualche tegola o l’intera copertura?
• con gettate di cemento o solo con sostituzione di qualche travetto?

È necessario chiarire cosa si deve intendere per attività extraprofessionale, perché è quella – e solo quella – che la polizza privata copre. Se si tratta di una semplice riparazione (qualche tegola, una semplice infiltrazione di acqua piovana, la sistemazione dell’antenna televisiva…) il sinistro sarà probabilmente riconosciuto come extraprofessionale in quanto l’operaio stava svolgendo un’attività alla portata di tutti.

La risposta c) sarà pertanto da considerarsi esatta solo se l’impresa di assicurazione privata dimostrerà che la riparazione era, ad esempio, di straordinaria manutenzione di uno stabile, così da considerare il lavoro come non comune, non da tutti, con uso di strumenti ed attrezzature professionali. Le argomentazioni ed i casi fin qui esposti rappresentano una precisa osservazione di come concepisce la tecnica assicurativa la distinzione tra rischio professionale e rischio extraprofessionale.

La miglior soluzione quindi sarebbe quella di disporre di copertura completa (24 ore su 24) comprendente rischi professionali ed extraprofessionali, indicando l’attività principale ed ogni altra attività svolta nel tempo libero comportante remunerazione, anche occasionale. In questo modo il premio di polizza potrebbe essere maggiore, ma l’assicurato potrà disporre di un indennizzo certo, senza dover ricorrere a liti giudiziarie per stabilire l’operatività della copertura.

Riepilogando
• Copertura del solo rischio extraprofessionale concedibile solo ad assicurati che lavorano alle dipendenze di terzi e possono dimostrare l’orario di lavoro.
• Sono assicurate nel rischio extraprofessionale tutte le attività normali della vita comune.
• Nel rischio extraprofessionale sono escluse le attività artigianali.
• A maggior chiarimento non è compresa alcuna attività remunerata.

Nei casi incerti indicare oltre all’attività principale anche l’attività secondaria anche se svolta senza fini di lucro. Si precisa che nel caso di specie, risultando invalido solo nella misura del 50% viene meno anche l’eventuale pensione di inabilità concedibile dall’INPS; questa interviene solo se la capacità di lavoro è annullata o ridotta a meno di un terzo.

FONTE: