Inflazione e tariffe assicurative: chi ne pagherà i costi? L’aumento dei costi dei fattori produttivi determinerà un aumento dei prezzi delle polizze? Oppure dovrà essere assorbito dalle compagnie per effetto dell’evoluzione dell’offerta assicurativa e del calo della domanda? Per gli intermediari un’occasione per valutare il reale livello di copertura delle imprese.

Il fenomeno inflattivo, con ogni probabilità, non sarà di breve durata. L’inflazione, favorita dalla ripresa della domanda globale dopo i due anni della pandemia, si è manifestata con l’impennata dei prezzi di materie prime e semilavorati che si sono riflessi poi sui beni e servizi. In ambito assicurativo, nel settore auto i prezzi dei ricambi hanno subito aumenti a due cifre. Come da più fonti ipotizzato, è un fenomeno che, se protratto nel tempo, potrebbe portare a rialzi delle tariffe assicurative anche del 7%. Con previsioni del 20% nel triennio? Difficile dirlo.

Nell’auto in particolare i pezzi di ricambio costituiscono solo una frazione del costo dei sinistri. Inoltre, l’IVASS nella recente Relazione annuale ricorda che le tariffe in Italia (ancorché quasi dimezzate nell’ultimo decennio) sono ancora superiori a quelle di Germania, Francia e Spagna e le previsioni al netto dell’inflazione sono al ribasso per l’effetto della concorrenza in atto favorita dal dinamismo dell’offerta motor.

Un aumento del costo dei risarcimenti

Se è logico e prevedibile che ci saranno aumenti di costo dei risarcimenti, è altrettanto probabile che per mitigare gli effetti sui bilanci, le compagnie si attivino per efficientare i processi operativi e gestionali delle pratiche risarcitorie. Una trasformazione che porterà ad un’accelerazione da parte degli assicuratori di procedure che almeno in parte ridurranno gli effetti dell’aumento dei costi della gestione e dei sinistri. È possibile, inoltre, che un’eventuale recessione e l’aumento del costo dei carburanti avranno un effetto sulla frequenza dei sinistri. Certamente per gli assicuratori l’inflazione costituisce uno dei principali rischi gestionali: essa influisce negativamente, in particolare, sul rendimento degli investimenti. In uno scenario di elevata e perdurante inflazione gli assicuratori potrebbero altresì essere costretti ad accantonare riserve aggiuntive a fronte di sinistri passati, come nel caso della medical malpractice. Lo rilevava un numero di Sigma già nel 2010, studio che Swiss Re aveva dedicato all’inflazione, sostenendo che per gli assicuratori danni l’inflazione è causa di un costo dei sinistri più elevato e, dunque, l’adeguamento dei premi è possibile, ma, come appunto afferma lo studio stesso, non sempre si realizza a causa dei vincoli concorrenziali e regolamentari.

Adeguare le somme assicurate e i massimali

Piuttosto, ci sembra significativo evidenziare che le aziende industriali e gli operatori commerciali in genere dovranno opportunamente rivedere il valore degli assets, in particolare del valore dei macchinari, che potranno risentire di aumenti nel breve termine, salvo che il contesto economico mondiale non si avvii verso una fase recessiva che potrebbe agire sui prezzi in controtendenza. Non è facile prevedere scenari certi di medio, lungo termine. Sono troppi gli elementi incerti che potrebbero condizionare il contesto finanziario ed economico globale, fra questi soprattutto i sussulti geopolitici in atto, oltre al non improbabile rischio stagflattivo. Nella relazione annuale del 28 giugno scorso sull’attività che il Presidente dell’IVASS, Signorini, ha espresso una certa preoccupazione per gli effetti sulle compagnie conseguenti all’evoluzione delle condizioni economico-finanziarie e all’accentuarsi dei rischi, raccomandando un rafforzamento delle strategie di risk management delle imprese assicurative e ritenendo cruciale il buon funzionamento dei presidi di governance. Altresì, il Presidente è intervenuto richiamando un’indagine della Banca d’Italia sulle imprese non finanziarie (“Invind”): Il divario tra piccole e grandi imprese nella propensione ad assicurarsi. Il sondaggio è stato condotto su più di 3.000 piccole imprese e di seguito ne riportiamo alcuni passaggi significativi: “Tra le imprese piccole e medie, hanno ampia diffusione solo le tradizionali coperture dei danni per incendio e furto e della responsabilità civile verso terzi e dipendenti. Più ampia è la diffusione delle coperture assicurative tra le imprese maggiori”. Signorini sostiene infatti che: “Non vi è un motivo teorico per cui l’assicurazione debba essere in generale più utile per una grande impresa che per una piccola. Da che cosa dipende dunque questa situazione? Dalla domanda, cioè magari da una sottovalutazione dei rischi da parte dei piccoli imprenditori? Forse in parte sì. Ma, se interrogati sui motivi della mancata assicurazione, gli imprenditori mettono in evidenza una percezione di premi elevati rispetto al danno atteso e l’assenza di informazioni adeguate sui contratti. Questi dati suggeriscono l’esistenza di ostacoli da entrambi i lati, domanda (percezione del rischio) e offerta (informazione, chiarezza). Non è un problema esclusivo dell’Italia, ma è qui maggiore che altrove. Sembra esservi spazio, da un lato per un maggiore sviluppo dell’offerta delle compagnie, dall’altro per un più ampio soddisfacimento di bisogni assicurativi latenti”.

Il bisogno di consulenza assicurativa

In sintesi, nelle piccole imprese l’informazione e la sensibilizzazione in chiave di Insurance Risk Management troverebbe un terreno fertile. Emerge quindi che nelle piccole imprese chi rappresenta l’offerta assicurativa (imprese, ma soprattutto gli intermediari) ha spazi enormi per garantire più complete soluzioni assicurative. C’è una domanda di informazione e chiarezza da parte degli assicurati che rimane senza risposta. Spetta alle compagnie ed, in primo luogo, agli intermediari assicurativi cogliere questa richiesta che proviene dalle imprese e attivarsi per colmare il gap di informazione e sensibilizzazione degli imprenditori. Si raggiungerà così l’obiettivo di coprire i rischi la cui offerta è carente (D&O, Rc Prodotti, RC Inquinamento, Loss of Profit, …). Le aziende, certamente, dovranno fare i conti con un aumento dei costi del programma assicurativo annuale, ma a fronte di una maggiore protezione in caso di sinistro. Può essere che l’inflazione determini l’aumento delle tariffe di alcuni rami assicurativi, ma contestualmente il non passeggero fenomeno rappresenta un’opportunità e un dovere per gli stessi assicuratori per analizzare e quantificare, alla luce dei valori attuali, l’adeguatezza delle coperture dei propri clienti. Un’occasione per adeguare le somme assicurate di immobili, attrezzature e merci ai valori reali, evitando così di esporre le imprese al rischio della proporzionale. In questo modo, forse, si realizzeranno aumenti di premi raccolti piuttosto che aumenti di tariffe. Un servizio che gli imprenditori pretendono e un costo che sono ben disposti a pagare a fronte di una maggiore sicurezza. In sintesi, risulteranno resilienti solo gli operatori che per tempo hanno investito in prodotti e processi industriali, soprattutto distributivi, improntati all’efficienza, alla multicanalità, all’innovazione, all’oculatezza imprenditoriale, all’osservazione costante dell’evoluzione del mercato (interno ed estero), sia dal lato della domanda che dell’offerta. Soprattutto le imprese e gli intermediari che avranno saputo applicare alla propria realtà i principi cardine dell’economia politica.

Autore: Mauro Venier
ASSINEWS 345 – ottobre 2022

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