di Francesca Gerosa

L’eccesso di risparmio accumulato con la pandemia è svanito. Se si aggiungono l’aumento dei tassi ipotecari, il potenziale calo dei prezzi delle abitazioni e un mercato del lavoro meno favorevole, la narrativa sull’inflazione potrebbe lasciare spazio ai timori di deflazione prima del previsto, avverte Quirighetti di Decalia | Non torneremo all’inflazione anni 70 perché le banche centrali sono cambiate

L’indice S&P500 flirta con il mercato ribassista dopo essere precipitato per sette settimane consecutive venerdì scorso e, ultimo ma non meno importante, i crescenti rischi di recessione negli Stati Uniti. Stiamo andando verso una recessione? Si è chiesto Fabrizio Quirighetti, Cio, Head of Multi-Asset di Decalia. “Il comportamento tanto del mercato azionario quanto di quello del credito lo fanno pensare, o almeno hanno segnalato un forte rallentamento rispetto alla crescita dello scorso anno, mentre le prove a livello economico si stanno accumulando”, ha affermato Quirighetti.

Con l’indice US ISM manufacturing sotto 48 in modo duraturo recessione più grave del previsto

La prima conferma della situazione reale potrebbe avvenire già il 1° giugno con la pubblicazione del manufacturing index dell’Institute of Supply Management (ISM) degli Stati Uniti, che potrebbe ridursi vicino al valore di 50 o addirittura leggermente sotto. “Le intuizioni dei mercati sono assolutamente encomiabili, dato che il nostro modello ISM, recentemente aggiornato con i dati di maggio dell’indice Empire Manufacturing e del Philadelphia Fed index, prevede anche che l’indice US ISM manufacturing scenderà verso quota 50 già questo mese”, ha indicato l’esperto.

La questione fondamentale ora è: l’indice US ISM manufacturing scenderà davvero al di sotto di 48 in modo duraturo nel corso dell’estate (non solo una toccata e fuga)? In questo caso, “la recessione sarà probabilmente più grave di quanto attualmente prezzato e avverrà anche prima del previsto. Si noti che la crescita del pil statunitense nell’ultimo trimestre era già in territorio negativo. Quindi, un’altra rilevazione negativa nel secondo trimestre e si avrà così una recessione tecnica lieve. Ad ogni modo, continuo a credere che sarà evitata una brusca contrazione”.

È una buona notizia? “Non esaltatevi troppo, perché potrebbe significare che i mercati impiegheranno più tempo per trovare un solido punto minimo. Una crescita resiliente significa in effetti pressioni inflazionistiche più durevoli e di conseguenza una posizione da falco della Fed per più tempo. La rapida correzione di marzo 2020 si è rivelata meno dolorosa per investitori e consumatori rispetto al lungo aggiustamento deflattivo del 2000-2002”. avverte Quirighetti.

Non bisogna lasciarsi ingannare da dati nominali

Nel frattempo, non bisogna lasciarsi ingannare da dati “nominali” come l’ultimo rapporto sulle vendite al dettaglio negli Stati Uniti, che ha indicato una spesa migliore del previsto (+0,9% rispetto al mese precedente e +8,2% rispetto all’anno precedente). Almeno a prima vista perché, come si può vedere qui sotto, le vendite al dettaglio reali sono diminuite del 4% da maggio 2021 a marzo 2022 (purtroppo i dati reali vengono pubblicati con un mese di ritardo rispetto a quelli nominali).

L’inflazione maschera la situazione reale

L’inflazione sta, quindi, mascherando la situazione “reale”, che non è così favorevole come alcuni credono. L’inflazione sta erodendo il potere d’acquisto dei risparmi in liquidità, mentre la brusca correzione dei prezzi delle azioni, dei titoli di Stato, del credito o delle criptovalute significa che la maggior parte dell’eccesso di risparmio accumulato durante la pandemia è ormai svanito. I bilanci delle famiglie, che un anno fa erano incredibilmente solidi, ora si stanno deteriorando molto rapidamente. Secondo una nota di ricerca di JP Morgan, il calo dei prezzi delle azioni e delle obbligazioni ha ridotto la ricchezza delle famiglie di ben 8.000 miliardi di dollari dall’inizio dell’anno. Se si aggiungono l’aumento dei tassi ipotecari, il potenziale calo dei prezzi delle abitazioni e un mercato del lavoro meno favorevole, la narrativa sull’inflazione potrebbe lasciare spazio ai timori di deflazione prima del previsto, avverte l’esperto di Decalia.

La ricerca di un punto di minimo per i mercati continua

I deludenti comunicati sugli utili di Walmart e Target hanno confermato che i consumatori statunitensi stanno effettivamente percependo l’impatto dell’aumento dei prezzi e dell’effetto di deflazione della ricchezza, coerentemente con il livello ai minimi della loro fiducia – nonostante un mercato del lavoro dinamico. La buona notizia? “L’aumento dei prezzi potrebbe finalmente iniziare a frenare l’aumento dei prezzi. Che l’inflazione si riduca quanto basta per evitare uno scenario di stagflazione, che la crescita persista per evitare la recessione o che la Fed non proceda a una stretta così ampia come si temeva, è un’altra questione. Di conseguenza, la ricerca di un punto di minimo continua, dato che ci troviamo in un contesto complicato e fragile”, ha concluso Quirighetti. (riproduzione riservata)

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