“Questa correzione rimane però moderata per l’oro, poiché questa stretta è legata a un cambiamento di analisi sulla natura transitoria dell’inflazione”. Parola di Benjamin Louvet, Portfolio manager del fondo Ofi Precious Metal di Ofi AM, che di seguito spiega nel dettaglio la view e l’outlook sul comparto.
Da parte loro, le banche centrali continuano a comprare oro: India, Singapore, Serbia e Thailandia hanno aumentato le loro posizioni. Allo stesso tempo, le importazioni di oro in Cina attraverso Hong Kong sono in forte aumento, ai massimi da giugno 2018.
Inoltre, mentre i paesi occidentali sembrano ancora esitanti a tornare all’oro, sembra che i mercati emergenti continuino a rafforzare le loro posizioni. Il rinnovato appeal delle Banche centrali, molto attente agli sviluppi della politica monetaria, rimane a nostro avviso un indicatore incoraggiante.
Continuiamo a credere che l’oro sia attraente nella situazione attuale: se la pandemia dovesse riprendere, le banche centrali non avrebbero altra scelta che tornare a un atteggiamento accomodante, forse anche più di prima, vista la fragilità di alcuni settori che hanno già dovuto sopportare la prima ondata dell’epidemia (aviazione, ristoranti, ecc.).
Altrimenti, se l’economia dovesse continuare la sua ripresa, restiamo convinti che le aspettative d’inflazione e la loro sostenibilità siano attualmente sottostimate, il che dovrebbe portare a un’ulteriore debolezza dei tassi d’interesse reali. In effetti, le banche centrali potranno aumentare i tassi d’interesse nominali solo a un ritmo inferiore a quello dell’inflazione (dietro la curva), dato il massiccio indebitamento delle grandi economie mondiali.
I metalli preziosi industriali hanno sofferto, a nostro avviso, di due fattori principali:
- In primo luogo, il platino e il palladio, ampiamente utilizzati nell’industria automobilistica, sebbene si siano ripresi, continuano ad essere meno interessanti di altre materie prime nel breve termine.
- L’aumento dei prezzi dell’elettricità ha portato a un forte aumento dei prezzi dei metalli ad alto consumo (zinco, alluminio, ecc.) e offre maggiori opportunità. In particolare, la struttura dei prezzi a termine di questi metalli è attualmente in backwardation, il che significa che detenerli fornisce un ritorno al detentore. C’è quindi un disinteresse a breve termine per il platino e il palladio, che non hanno lo stesso profilo di rendimento.
Secondo Bloomberg New Energy Finance, le installazioni di elettrolizzatori dovrebbero già quadruplicare entro il 2022. Certo, la base è piccola, ma mostra che la tendenza sta iniziando. Secondo Anglo American Platinum, il più grande produttore del metallo, la tecnologia dell’idrogeno potrebbe già rappresentare il 10% della domanda globale entro il 2025, e quasi il 40% entro il 2030.
Restiamo convinti che il palladio stia vivendo un fenomeno ciclico che non mette in discussione la situazione a medio termine. Il metallo sarà di nuovo in deficit quest’anno e tutti i dati indicano che sarà in deficit nel 2022 per l’undicesimo anno consecutivo.
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